mercoledì 21 marzo 2012

PRODUZIONE INTENSIVA DI MIELE

Quando la famiglia ha raggiunto un numero tale da coprire 10 telaini la produzione tende ad aumentare esponenzialmente ed ecco che si potrà riscontrare un fenomeno che in gergo è conosciuto come" imbiancatura". Con questo termine si vuole indicare il momento in cui le api iniziano a costruire delle celle di cera sopra i telaini a contatto con il coprifavo.
Il significato è chiaro: lo spazio per le api inizia ad essere insufficiente.

Secondo molti apicoltori è questo il momento in cui deve essere messo il melario. (Tra melario e nido deve essere inserito l' escludi-regina, per evitare il passaggio della regina sul melario. Quindi, da un lato si evita la covata all' interno del melario cosa che negativa in fase di smielatura, e dall' altro si eviterà la formazione futura di camole della cera).
Foto scattata dall'alto. Le api riescono a passare attraverso l' esludiregina, il quale sbarra la strada alla regina che rimarrà nel nido;

Secondo altri apicoltori, il melario deve essere inserito prima dell' "imbiancatura" quando le api sono su 10 favi, in modo tale da ridurre al minimo il rischio sciamatura. Non solo, questo si potrà tradurre in termini di produzione, in quanto, le api piuttosto che imbiancare andranno fin da subito nel melario a vantaggio del miele totale importato.

PRODUZIONE
La produzione può variare da famiglia a famiglia e dalla zona in cui è posizionato il nostro alveare. Per questo è importante andare a conoscere le culture mellifere che ci circondano che consentiranno di poter ottenere una buona quantità di miele.

Per esempio nel mio caso, nella zona in cui ho posizionato gli alveari, trovano poche culture nella fase primaverile fino ai primi di aprile, ma godendo di prati con trifoglio, riescono a produrre miele fino alla metà di agosto. Nel mio caso non ho nessuna produzione di melata, al contrario di altri apicoltori.
Una famiglia può produrre un solo melario di miele ma anche 3 o 4.... per una media di 12 kg a melario.

TIPI DI MIELE
In base a ciò che le api hanno usato per creare il miele si andrà ad identificare la propria tipologia.

Il millefiori è quel miele che è composto da diverse culture, e molto spesso, in base alla combinazione può risultare anche più buono della cultura specifica.
Oltre al millefiori si riconoscono moltissime tipologie di miele tra le quali:
- l' acacia, molto chiaro, dolce e meno attivo alla cristallizzazione;
- il castagno, con pasta cremosa ma con retrogusto amaro;
- di eucalipto, agrumi, girasole, tiglio, erba medica, trifoglio, etc.....

La Melata non può proprio essere considerata miele in quanto non viene prodotta con nettare ma con un derivato della linfa degli alberi, prodotta da alcuni insetti.

giovedì 8 marzo 2012

CONTROLLO SCORTE MARZO

Con l'inverno ormai alle spalle e dopo la buona notizia della sopravvivenza della famiglia, non ci rimane che attendere la primavera e le fioriture di maggior interesse apistico.

Nei primi giorni di marzo, dobbiamo valutare le scorte e se esse siano ancora buone e utilizzabili dalle api.

INFATTI:
  1. Il miele potrebbe essere fermentato o cristallizzato (in questo secondo caso le api lo mangiano lo stesso a meno che non sia molto vecchio ed estremamente granuloso);
  2. E' possibile che gli opercoli che contengono il miele si siano induriti tanto da non rendere il miele raggiungibile alle api. Dobbiamo pertanto procedere con la disopercolatura delle celle e dare la possibilità alle api di nutrirsi.

DURANTE IL CONTROLLO ho visto che le api stavano mangiando il CANDITO, nonostante l' enorme quantità di scorte presenti, ben 3 telaini pieni e ciò non è positivo.
NELLA parte finale del VIDEO successivo si vede quanto sia rovinato il favo e quanto sia duro il miele all' interno, che nonostante l' operazione effettuata è stato mangiato in minima parte.


Valutare le scorte riveste molta importanza poiché, in questo periodo, la famiglia è ancora poco numerosa (su 3-4-5 favi) e quindi abbiamo tutto il tempo per sistemare i favi e dare la possibilità alle api di trovare terreno fertile.
Se lasciamo favi vecchi, che magari le api non possono nemmeno scavare per " autodisopercolarle", potremmo commettere un errore in quanto quel favo diventa inutilizzabile. E' come se avessimo una casa con 10 stanza dove alcune non sono utilizzabili perché non abbiamo la chiave. La conseguenza di questo è che i favi effettivamente utilizzabili non sono più 10 (o 12 in base al tipo di arnia usata) ma saranno minori. Supponiamo che le api abbiano due favi pieni di scorte che però non possono "lavorare" in quanto gli opercoli sono troppo duri, ecco che il loro margine di manovra non sarà più su 10 telaini ma soltanto su 8.
Questo limita fortemente l' operatività delle api che potrebbero anche essere incentivate a sciamare prima del previsto per insufficienza di spazio.